Investire in auto d’epoca è una buona idea oppure no? Innanzitutto bisogna premettere alcuni aspetti.

Le auto d’epoca non sono un investimento tradizionale, come un fondo azionario o una casa da affittare che, tutto sommato, non hanno bisogno di grandissime attenzioni quotidiane. I “monumenti” su quattro ruote, al contrario, necessitano spesso di manutenzione e vanno spesso guidate per rimanere “in salute”.

Ecco perché, dietro a questo investimento, deve esserci per forza un minimo di passione per i motori. Inoltre, per iniziare, serve un minimo capitale, per l’acquisto, l’eventuale sistemazione di qualche parte ammalorata e per le pratiche burocratiche.

Insomma, se proprio si vuole cominciare la carriera di collezionista-investitore, è meglio partire con qualche modello dal costo non troppo elevato per vedere l’effetto che fa.

Detto ciò, nonostante la pandemia, le vendite di auto d’epoca sono rimaste positivamente stabili e negli ultimi decenni il mercato di questi veicoli ha registrato un aumento costante, col loro valore che, negli ultimi vent’anni, si è apprezzato più di quello di gioielli, vini e orologi. Anche perché questo tipo di vetture, probabilmente, andrà sempre più scomparendo, con l’avvento di auto ibride ed elettriche, che le trasformeranno ancor di più in pezzi da museo introvabili. Mentre chi vuole giocare “pesante” può andare a caccia dei modelli storici e, come avviene un po’ in tutti i mercati, può decidere di investire su un “bene rifugio” oppure rischiare un azzardo.

Nel caso delle auto d’epoca, l’investimento intramontabile e sicuro è legato al marchio Ferrari: in questi anni, nonostante gli alti e bassi della squadra di Formula 1, la Rossa è unanimemente riconosciuta in tutto il mondo come l’auto sportiva per eccellenza. Altrimenti si può rischiare, si fa per dire, sperando di acquistare un modello che per qualche motivo, come un film, una canzone, una competizione sportiva o quant’altro, potrebbe divenire di moda ed esplodere nel prezzo successivamente all’acquisto, e quindi buttarsi su Jaguar, Mercedes, Porsche o Lamborghini. C’è l’imbarazzo della scelta. Basta salire a bordo del collezionismo e dare una sgasata.

Nicola Antonello